Tesi di Specializzazione
Introduzione
In traumatologia la necessità di ottenere un recupero precoce spinge i chirurghi ad affinare metodiche e tecnologie che possano ridurre al minimo il tempo di immobilizzazione con ripresa funzionale rapida e con buona evoluzione riparativa a livello lesionale.
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Cenni storici
La prima fissazione endomidollare risale al 1907 ad opera del chirurgo belga Lambotte coniatore del termine “osteosintesi” il quale sintetizzò una clavicola usando una lunga vite endomidollare e nel 1937 sperimentò la fissazione assiale con fili di Kirschner o chiodi di Steinmann insieme a Lérat.
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Il Sistema Multifix: Componenti
Il sistema Multifix è composto da fili di differente calibro e lunghezza e da un multimorsetto esterno di fissaggio di forma poliedrica in due modelli e tre dimensioni.
I fili sono in acciaio, il multimorsetto in lega d’alluminio.
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Il Sistema Multifix: Biomeccanica
Per le sue caratteristiche biomeccaniche il sistema Multifix si discosta in parte dai sistemi di sintesi elastica endomidollare.
Questi realizzano un’osteosintesi che oltre ad essere elastica è statica.
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Il Sistema Multifix: Tecnica
I fili montati su di un apposito mandrino (fig. 5) vengono introdotti con l’aiuto dell’amplificatore di brillanza per via percutanea.
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Il Sistema Multifix: Indicazioni
Ogni frattura merita una considerazione appropriata in relazione alle sue caratteristiche intrinseche, alle condizioni locali del segmento leso ed alle condizioni del paziente.
Esistono in traumatologia fratture nelle quali, per la coesistenza di fattori negativi sia locali che generali, il trattamento si presenta arduo e difficile facendo affidamento su metodiche tradizionali. In tali situazioni l’applicazione del sistema trova l’indicazione principe.
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Il Sistema Multifix: Casistica
Dal febbraio 1996 al settembre 2001 presso l’Ospedale “C e G Mazzoni “ di Ascoli Piceno sono stati sottoposti ad intervento di osteosintesi con sistema Multifix 348 pazienti, 431 il numero totale delle fratture.
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Il Sistema Multifix: Considerazioni
Il sistema Multifix si è rivelato nella nostra esperienza un valido mezzo di sintesi in molte fratture delle ossa lunghe.
L’applicazione del sistema richiede di tenere in buona considerazione i punti fondamentali della metodica:
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Materiali e metodi
Dal febbraio 1996 al settembre 2001 (5 anni e 6 mesi) presso l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale “C. e G. Mazzoni” di Ascoli Piceno, sono stati sottoposti ad intervento di osteosintesi con sistema Multifix 122 pazienti con 122 fratture scomposte dell’estremo prossimale dell’omero.
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Il Sistema Multifix: Risultati
Il follow-up medio è risultato essere di 38 mesi ( range 67 - 20 ).
Il risultati ottenuti sottoponendo i 43 pazienti a valutazione clinica mediante il metodo di Constant normalizzato per età e sesso sono stati complessivamente i seguenti:
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Discussione
Tra le possibili applicazioni del sistema Multifix abbiamo ritenuto interessante trattare del suo impiego nelle fratture dell’estremo prossimale dell’omero.
Il trattamento di tali fratture, soprattutto di quelle a tre e a quattro frammenti , è ancora oggetto di controversia.
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Conclusioni
La fissazione percutanea delle fratture scomposte dell’estremo prossimale dell’omero è una tecnica sicuramente utile in quanto riduce l’insulto ai tessuti e facilita un migliore e più precoce recupero post-operatorio.
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In traumatologia la necessità di ottenere un recupero precoce spinge i chirurghi ad affinare metodiche e tecnologie che possano ridurre al minimo il tempo di immobilizzazione con ripresa funzionale rapida e con buona evoluzione riparativa a livello lesionale.
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La prima fissazione endomidollare risale al 1907 ad opera del chirurgo belga Lambotte coniatore del termine “osteosintesi” il quale sintetizzò una clavicola usando una lunga vite endomidollare e nel 1937 sperimentò la fissazione assiale con fili di Kirschner o chiodi di Steinmann insieme a Lérat.
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Il sistema Multifix è composto da fili di differente calibro e lunghezza e da un multimorsetto esterno di fissaggio di forma poliedrica in due modelli e tre dimensioni.
I fili sono in acciaio, il multimorsetto in lega d’alluminio.
Il Sistema Multifix: Biomeccanica
Per le sue caratteristiche biomeccaniche il sistema Multifix si discosta in parte dai sistemi di sintesi elastica endomidollare.
Questi realizzano un’osteosintesi che oltre ad essere elastica è statica.
Il Sistema Multifix: Tecnica
I fili montati su di un apposito mandrino (fig. 5) vengono introdotti con l’aiuto dell’amplificatore di brillanza per via percutanea.
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Ogni frattura merita una considerazione appropriata in relazione alle sue caratteristiche intrinseche, alle condizioni locali del segmento leso ed alle condizioni del paziente.
Esistono in traumatologia fratture nelle quali, per la coesistenza di fattori negativi sia locali che generali, il trattamento si presenta arduo e difficile facendo affidamento su metodiche tradizionali. In tali situazioni l’applicazione del sistema trova l’indicazione principe.
Il Sistema Multifix: Casistica
Dal febbraio 1996 al settembre 2001 presso l’Ospedale “C e G Mazzoni “ di Ascoli Piceno sono stati sottoposti ad intervento di osteosintesi con sistema Multifix 348 pazienti, 431 il numero totale delle fratture.
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Il sistema Multifix si è rivelato nella nostra esperienza un valido mezzo di sintesi in molte fratture delle ossa lunghe.
L’applicazione del sistema richiede di tenere in buona considerazione i punti fondamentali della metodica:
Materiali e metodi
Dal febbraio 1996 al settembre 2001 (5 anni e 6 mesi) presso l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale “C. e G. Mazzoni” di Ascoli Piceno, sono stati sottoposti ad intervento di osteosintesi con sistema Multifix 122 pazienti con 122 fratture scomposte dell’estremo prossimale dell’omero.
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Il follow-up medio è risultato essere di 38 mesi ( range 67 - 20 ).
Il risultati ottenuti sottoponendo i 43 pazienti a valutazione clinica mediante il metodo di Constant normalizzato per età e sesso sono stati complessivamente i seguenti:
Discussione
Tra le possibili applicazioni del sistema Multifix abbiamo ritenuto interessante trattare del suo impiego nelle fratture dell’estremo prossimale dell’omero.
Il trattamento di tali fratture, soprattutto di quelle a tre e a quattro frammenti , è ancora oggetto di controversia.
Conclusioni
La fissazione percutanea delle fratture scomposte dell’estremo prossimale dell’omero è una tecnica sicuramente utile in quanto riduce l’insulto ai tessuti e facilita un migliore e più precoce recupero post-operatorio.
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