Fonte: GianfrancoGozzi .it

Il Sistema Multifix: Indicazioni

Ogni frattura merita una considerazione appropriata in relazione alle sue caratteristiche intrinseche, alle condizioni locali del segmento leso ed alle condizioni del paziente.
Esistono in traumatologia fratture nelle quali, per la coesistenza di fattori negativi sia locali che generali, il trattamento si presenta arduo e difficile facendo affidamento su metodiche tradizionali. In tali situazioni l’applicazione del sistema trova l’indicazione principe.


Il sistema Multifix permette di trattare fratture epifisarie e metafisarie delle ossa lunghe, ad esclusione della metaepifisi femorale prossimale, e alcuni casi di fratture diafisarie come quelle di piccoli segmenti ossei e fratture diafisarie in età pediatrica.


Arto superiore:
Fratture delle falangi
Indicazioni: fratture scomposte, fratture instabili, fratture multiple.  
Anestesia: blocco interdigitale.
Posizione del paziente: decubito dorsale sul tavolo operatorio con l’arto superiore abdotto ed appoggiato su un apposito supporto.
Fili: n. 2 di calibro mm. 1.6 e di lunghezza adeguata.
Via di introduzione: estremità metaepifisaria prossimale o distale in modo da evitare il blocco delle articolazioni sane. La via di introduzione è paratendinea sul bordo dorso-laterale e dorso-mediale del dito al fine di  evitare di lesionare i peduncoli vascolo-nervosi.
Trattamento post-operatorio: vengono incoraggiati subito movimenti attivi.
Rimozione del sistema dopo 30 giorni.
(Caso clinico n. 1)

Fratture dei metacarpi
Indicazioni: fratture scomposte, fratture instabili, fratture multiple.
Anestesia: locale in corrispondenza dei punti di introduzione dei fili e lungo l’intero segmento osseo per permettere le manovre di riduzione della frattura.
Posizione del paziente: decubito dorsale sul tavolo operatorio con l’arto superiore abdotto ed appoggiato su un apposito supporto.
Fili: n.2 di calibro mm. 1.6 e di lunghezza adeguata.
Via di introduzione: estremità metaepifisaria prossimale o distale, superficie dorsale. Nel primo caso l’articolazione MF non subisce alcuna limitazione articolare, l’applicazione del sistema è maggiormente tollerata.
Trattamento post-operatorio: vengono incoraggiati subito movimenti attivi della mano.
Rimozione del sistema dopo 30 giorni.
Le fratture metacarpali si prestano in modo agevole alla stabilizzazione con il sistema Multifix.
(Caso clinico n. 2 )

Fratture di polso
Indicazioni: fratture metaepifisarie, metadiafisarie scomposte, distacchi epifisari.
Anestesia : locoregionale.
Posizione del paziente: decubito dorsale sul tavolo operatorio con l’arto superiore abdotto e poggiato su un apposito supporto.
Fili: n. 2 radiali, eventuale filo ulnare di calibro e lunghezza proporzionali al canale midollare.
I fili sono  fatti avanzare sino al terzo prossimale dei segmenti ossei.
Via di introduzione: apice della stiloide radiale, regione sindesmotica radio-ulnare distale in corrispondenza del 4° raggio onde evitare lesioni tendinee o vascolari. Nell’ulna il punto di introduzione è mediale rispetto alla stiloide.
Il filo ulnare sarà stabilizzato in distrazione all’unico morsetto utilizzato.
Trattamento post-operatorio: il paziente è autorizzato a mobilizzare appena possibile attivamente la mano, il polso, il gomito.
Rimozione del sistema dopo 40 giorni.

Fratture di avambraccio
Indicazioni: fratture metadiafisarie prossimali e distali di radio e ulna scomposte,  instabili,  fratture diafisarie nei bambini.
Anestesia: locoregionale.
Posizione del paziente: decubito dorsale sul tavolo operatorio con l’arto superiore abdotto e poggiato su un apposito supporto.
Fili: n.1-2  radiali e n.1- 2  ulnari di calibro e lunghezza proporzionali alle dimensioni del canale midollare.
Via di introduzione:
-    radio: metaepifisi distale in corrispondenza dell’apice della stiloide radiale, e dalla regione sindesmotica radio-ulnare distale;
-    ulna: dalla metaepifisi prossimale attraverso l’apice dell’olecrano, dalla metaepifisi distale medialmente alla stiloide.
Trattamento post-operatorio: nelle fratture diafisarie immobilizzazione in apparecchio gessato per 30 giorni al fine di impedire eventuali spostamenti rotazionali.
Rimozione del sistema dopo 45 - 60 giorni.
(Caso clinico n. 3 - 4 - 5 - 6)

Fratture dell’estremo distale di omero
Indicazioni: fratture sovracondiloidee nei bambini, fratture extracapsulari,  pazienti anziani con osteoporosi.
Anestesia : generale, locoregionale.
Posizione del paziente: decubito prono sul tavolo operatorio con l’arto superiore modicamente abdotto,  poggiato su apposito supporto sino al gomito che rimane flesso a 90°.
Fili: n.2 o più in relazione al tipo e complessità della frattura, calibro mm. 2.5
Via di introduzione: epicondilo ed epitroclea facendo particolare attenzione al nervo ulnare che in caso di fratture con alterazione dei rapporti anatomici è particolarmente esposto a danni iatrogeni
In questi casi può essere utile l’isolamento del nervo alla doccia epitrocleo-olecranica.
Trattamento post-operatorio: immobilizzazione in apparecchio gessato per un periodo variabile relativamente alle caratteristiche della frattura.
Rimozione del sistema dopo 30 giorni nei bambini, 40 giorni circa negli adulti.
(Caso clinico n. 7)

Fratture dell’estremo prossimale di omero
Indicazioni: fratture scomposte, fratture-lussazioni, fratture complesse a tre e quattro frammenti, distacchi epifisari.
Anestesia: generale, blocco interscalenico.
Posizione del paziente: decubito dorsale sul tavolo operatorio la cui porzione superiore viene sostituita con il sostegno imbottito per il capo.
Fili: n.3 o più calibro mm. 3.0 - 2.5.
Via di introduzione: dalla metaepifisi prossimale attraverso punti determinati contornando la salienza dell’acromion, i fili spinti sino al margine superiore della fossa olecranica, o dalla diafisi omerale a livello della V deltoidea e da qui sospinti con diversa direzione verso epifisi omerale prossimale. L’introduzione a livello della V deltoidea non espone al rischio di lesione  dell’arteria circonflessa e del nervo ascellare.
L’introduzione dei fili dal complesso epifiso metafisario non è sempre agevole. La testa dell’omero rimane in parte coperta dalla superficie dell’acromion e i movimenti della spalla risultano notevolmente limitati durante il periodo di applicazione del sistema.
Trattamento post-operatorio: l’intervento è seguito da immobilizzazione per un periodo di qualche giorno unicamente a scopo antalgico quindi si sollecita il paziente alla mobilizzazione attiva.
Rimozione del sistema dopo 30 - 40 giorni.
(Caso clinico n.  8 - 9 -  10 - 11 - 12)

Arto inferiore:
Fratture delle falangi del 1° dito

Indicazioni: fratture scomposte, fratture multiple.  
Anestesia: blocco interdigitale.
Posizione del paziente: decubito dorsale sul tavolo operatorio con l’arto interessato flesso a 90° al ginocchio e mantenuto in tale posizione mediante reggipoplite.
Fili: n. 2 di calibro mm. 1.6,  lunghezza adeguata.
Via di introduzione: dalla base o dalla testa della falange basale.
Favorita la mobilizzazione attiva.
Rimozione del sistema dopo 30 giorni.

Fratture dei metatarsi
Indicazioni: fratture scomposte, fratture instabili, fratture multiple, fratture esposte.
Anestesia: locale in corrispondenza dei punti di introduzione dei fili e dell’intero segmento osseo.
Posizione del paziente: decubito dorsale sul tavolo operatorio con l’arto interessato flesso al ginocchio a 90° e mantenuto in tale posizione mediante reggipoplite.
Fili: n. 2, calibro mm. 1.6,  lunghezza adeguata.
Via di introduzione: dalla metaepifisi prossimale e distale.
Trattamento post-operatorio: favorita la mobilizzazione attiva
Rimozione del sistema dopo 30 giorni.
(Caso clinico n.  13 - 14)

Fratture della tibio-tarsica

Indicazioni: fratture pluriframentarie, fratture con lesioni dei tessuti molli, fratture del malleolo peroneale, fratture nei pazienti anziani con osteoporosi, distacchi epifisari.
Anestesia: epidurale.
Posizione del paziente: decubito dorsale sul tavolo operatorio.
Fili: n. 2 o più calibro mm. 3.0 introdotti sino al terzo medio/prossimale di tibia.
Via di introduzione: regione tibiale prospiciente la sindesmosi tibio peroneale e malleolo mediale.
Trattamento post-operatorio: favorita la mobilizzazione attiva, vietato il carico nel primo mese.
Rimozione del sistema dopo 30 - 40 - 60 giorni a seconda delle caratteristiche della frattura, dell’età del paziente e dell’evoluzione riparativa.
(Caso clinico n. 15 - 16 - 17)

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