Fonte: GianfrancoGozzi .it

Il Sistema Multifix: Biomeccanica

Per le sue caratteristiche biomeccaniche il sistema Multifix si discosta in parte dai sistemi di sintesi elastica endomidollare.
Questi realizzano un’osteosintesi che oltre ad essere elastica è statica.


Con tali sistemi la stabilizzazione della frattura è affidata ai chiodi introdotti nel canale midollare che, opportunamente curvati, prendono contatto in più punti con la parete ossea stabilendo forze di pressione del metallo sull’osso.
Due chiodi con proprietà di elasticità introdotti nel canale hanno la convessità situata sullo stesso piano ma di verso opposto, ciò fa si che le loro forze si annullino ed il montaggio resti rettilineo ed equilibrato.
In tale inchiodamento denominato “a torre Eiffel”  viene ricercato l’effetto fuso al quale è affidata la stabilizzazione della frattura.
La stabilizzazione con  caratteri di staticità, si estrinseca su un solo piano dello spazio e pertanto non neutralizza le sollecitazioni in flessione e tanto meno le sollecitazioni in torsione.
L’uso di un tale sistema comporta comunque un sostegno esterno rigido.
Il sistema Multifix si comporta invece come un sistema elastico dinamico a due punti mediante lo stato tensionale indotto sui fili applicato nel momento in cui gli stessi vengono bloccati al multimorsetto e da questo assicurato nel tempo.
Tale situazione garantisce la compressione continua dei frammenti ossei e quindi la riduzione stabile-dinamica  della frattura.
Nella pratica lo stato di tensione indotto nel sistema metallico per la deformazione imposta alla struttura, provoca lo spostamento del punto M nel punto M1 e del punto N nel punto N1 con due movimenti, uno di rotazione ed uno di traslazione.
(fig. 3)

Schematicamente i quattro punti di contatto dei fili con la struttura ossea sono  A, B, C, D ( fig. 3 ).
L’analisi vettoriale delle forze applicate mette in evidenza che le forze FA ed FC che i fili trasmettono nei punti A e C hanno direzione perpendicolare al filo e verso come raffigurato. Scomponendo tali forze lungo gli assi y e x, le componenti FAx ed FCx  tendono a compattare la frattura mentre le forze FAy ed FCy, di uguale intensità e di verso opposto, si equilibrano.
Nei punti B e D si ha la stessa composizione meccanica ma con verso opposto.

 

(fig. 4)

Se ne deduce che il sistema delle forze, pur con le evidenti semplificazioni, tende a portare le parti verso uno stato di equilibrio.
Lo scopo del morsetto esterno è quello di mantenere costante lo stato delle forze di tensione e di distribuirle in modo spaziale sul segmento scheletrico con l’opportunità di possibili modificazioni.
Questa tecnica di sintesi è del tutto assimilabile ad un sistema di leve di 2° tipo (fig. 4 ) e come tale notevole importanza ha la lunghezza del filo.

(fig. 5)

Più lungo è il filo maggiore sarà la lunghezza del braccio di forza più vantaggiosa sarà la leva e pertanto sarà possibile applicare una forza minore per ottenere e mantenere la riduzione.

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